De Chiesa e il tema sicurezza dopo l'addio a Franzoso: "Necessari tre passi indietro o lo sci morirà"

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De Chiesa e il tema sicurezza dopo l'addio a Franzoso: "Necessari tre passi indietro o lo sci morirà"

L'ex slalomista della Valanga Azzurra e voce dello sci in tv da oltre trent'anni, che già era stato molto critico dopo il dramma di Matilde Lorenzi, si esprime sul nuovo lutto che ha colpito il mondo della neve. Si attendono decisioni dalla FISI sugli allenamenti degli azzurri a La Parva.

In Cile, dopo l’incidente di Matteo Franzoso, gli allenamenti a livello internazionale sono proseguiti su quella stessa pista di La Parva dove il velocista azzurro ha subito un impatto che, due giorni più tardi, è risultato mortale.

Resta da capire quali decisioni, dopo che i ragazzi si sono fermati già dalla giornata di domenica, verranno prese in casa azzurra sul prosieguo del lungo raduno (Casse e compagni, nel programma originale, dovrebbe lavorare nel comprensorio cileno sino al 4 ottobre), nel frattempo sul tema sicurezza le opinioni arrivano da più parti, e dagli stessi atleti (leggi QUI anche quanto espresso ieri da Alexis Pinturault) che devono certamente avere più voce in capitolo.

Paolo De Chiesa, collaborando da anni con NEVEITALIA aveva già espresso, a maggior ragione dopo il dramma di Matilde Lorenzi dello scorso ottobre, tutte le sue perplessità sulle condizioni di allenamento, lo stesso aveva fatto su Rai Sport da voce autorevole del grande sci per la tv di stato: l’ex slalomista cuneese, tramite un video sui suoi canali social, è tornato sul tema nelle drammatiche ore dell’addio a Matteo. “Meno di un anno fa moriva sulle nevi della Val Senales la nostra Matilde Lorenzi e non per una fatalità come sostenuto nell’archiviazione del caso, bensì per mancanza dei parametri di sicurezza.

In Cile, Matteo Franzoso, un ragazzo fantastico, ha commesso un errore e ha spigolato partendo per la tangente, finendo fuori pista per andare poi a sbattere violentemente contro un palo di legno di una staccionata. In Coppa del Mondo queste cose non succedono perché le piste sono super protette, ma che differenza c’è tra le gare e il resto dello sci, dove le velocità sono sempre quelle? O lo sci si ferma e fa tre passi indietro, oppure di questo passo insieme ai nostri ragazzi morirà lo sci stesso”.

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